Studio dell’UE propone nuove misure anti-pirateria
Un recente rapporto del Servizio Ricerca del Parlamento Europeo (EPRS) ha messo in evidenza la necessità di nuove misure per arginare la privacy online.
Queste misure farebbero seguito a precedenti leggi sull’argomento, come la Digital Services Act e la Copyright Directive, presenti da diverso tempo ma ormai considerate poco efficaci. Lo studio sottolinea gli effetti della pirateria, mostrando l’esistenza, solo nel 2019, di più di 7,5 milioni di iscrizioni a siti illegali di streaming. Questo si traduce in una perdita di fatturato di €522 milioni e in un mancato versamento pari a circa €133.5 milioni in tasse.
“Se lo stesso numero di iscrizioni fosse stato fatto legalmente, i ricavi degli emittenti sarebbero potuti aumentare di €3,4 miliardi all’anno,” rivela il rapporto.
Secondo il Servizio Ricerca del Parlamento europeo (EPRS) una nuova legge (definita ‘EU Anti-Piracy Act’) in supporto alle altre legislazioni in materia, aiuterebbe a contrastare la pirateria. La relazione indica che la nuova legge coordinerebbe le misure anti-pirateria nei paesi dell’UE e offrirebbe misure attuative forti ed efficaci.
Lo studio prende ad esempio gli eventi sportivi, affermando che i cambiamenti proposti sarebbero cruciali nella salvaguardia dei diritti degli organizzatori degli stessi. Dimostra che le modifiche proposte risolverebbero sia il problema delle importanti privazioni dei diritti di copyright, sia quello delle “tasche” dei membri dell’UE.
Un’altra norma suggerita riguarda un nuovo diritto sempre nell’ambito degli eventi sportivi. Propone, infatti, di dare a chi produce i contenuti il diritto di comunicare con il pubblico.
Insieme alla prerogativa degli organizzatori di agire contro i trasgressori senza includere i licenziatari, questa sarebbe un’opzione molto efficace. Il rapporto, inoltre, sostiene che l’Europa dovrebbe farsi da parte e frenare i provvedimenti inibitori in modo da dare potere ai detentori dei diritti, per farli agire più rapidamente nelle situazioni che lo richiedono.
Tuttavia, l’adozione di queste nuove regole presenta un grande impedimento, per il quale i ricercatori hanno proposto diverse soluzioni possibili.
- La prima è di utilizzare gli strumenti legali già disponibili, ma questa opzione non permette sbocchi utili.
- La seconda è quella di ricorrere ad accordi volontari e partnership private. Un esempio significativo è dato dai fornitori di servizi internet (ISP) e di hosting, che potrebbero unire le forze e aiutare a contrastare la pirateria quando necessario.
- L’ultima soluzione, che permetterebbe un’ulteriore tutela, è di rettificare le leggi in essere, quali la InfoSoc Directive e la eCommerce Directive.
È troppo presto per dire se una di queste misure verrà attuata e quale direzione prenderebbe. Ma se gli ultimi anni ci hanno insegnato qualcosa, l’Unione Europea dovrebbe prepararsi ad adottare norme anti-pirateria decisamente più severe di quelle attuali.
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